άλλο εν άλλο
DIDYMOS - MARIANNI
in residenza dal 15 giugno al 31 luglio 2021 Villa Verlicchi, Lavezzola (Ra)
a cura di
CRAC_Centro in Romagna Ricerca Arte Contemporanea
DIDYMOS - MARIANNI
in residenza dal 15 giugno al 31 luglio 2021 Villa Verlicchi, Lavezzola (Ra)
a cura di
CRAC_Centro in Romagna Ricerca Arte Contemporanea
[…] Bisogna esaminare in quanti modi si dice che una cosa è in un’altra (allo en allo). In un modo come il dito è nella mano e, insomma, come la parte è nel tutto. In un altro modo, invece, come il tutto è nelle parti giacché il tutto non è al di fuori delle parti. In un altro modo, come l’uomo è nell’animale e, insomma, la specie (eidos) nel genere (genos). I un altro modo come il genere è nella specie e, insomma, la parte della specie nel concetto di specie (logos). (…) come la forma nella materia. […] L’aporia consisterebbe, dunque, o nell’ammettere o nel negare che una medesima cosa sia in se stessa, dal momento che ogni cosa o è in nessun luogo o è in altro[...]” Aristotele, Fisica, libro IV.
ALLO EN ALLO è un progetto del collettivo Didymos e di Massimiliano Marianni, che si articola per mezzo della contaminazione delle due ricerche e della poetica dei materiali impiegati. Gli artisti lavorano con l’intenzione di realizzare due opus legati uno all’altro da connessioni inscindibili che unificano l’obiettivo di ricerca; le due ricerche si delineano in modo intrecciato, una nell’altra.
Allo en allo, una cosa nell’altra, proviene dalla riflessione sul libro IV della Fisica di Aristotele. Ci si interroga sul luogo, sul limite dell’ente e sulla correlazione dell’ente con l’altro dal sé; l’intero e la parte, la realtà discreta, le sue essenze eidetiche.
Dapprima concentrandosi sui dati fenomenologici, sonori e formali, appresi in Villa Verlicchi, nel suo parco e nei luoghi naturali limitrofi (Pialassa della Baiona, Pineta San Vitale e Valli di Argenta): forme apprese con stampi in gomma siliconica e gesso, suoni che vengono registrati e ripuliti per rendere nitidi gli elementi carpiti dallo spazio-ambiente.
Dopodiché negli stampi viene colata cera che uniforma ogni cosa in sé, diventando materiale da fondere, in un unico caotico tutto. Mediante il dispositivo progettato da Marianni gli oggetti diventano 20 kg di cera da fondere in cisterne di rame; il calore prodotto dai termostati rende la cera liquida e colante. Le sue gocce cadono in un recipiente collegato mediante microfoni a contatto ad un computer attraverso il quale 5 canali audio miscelano i suoni registrati nello spazio. Al caos visivo corrisponde un caos sonoro. I suoni dei 5 canali vengono mixati casualmente rispetto al colare della cera, componendo una partitura sonora che li allontana dalla loro l’origine discreta. Forme e suoni si ricompongono in caotica/organizzata situazione, dando luogo ad un sacrificio temporaneo e “casuale”, irripetibile, di ignota durata e dubbio successo.
A connettere il dispositivo di Marianni a quello di Didymos sono le vibrazioni sonore. Uno “strumento” di vetro e legno propaga un suono continuo, diventando accordatore della voce. Il suono vocale talvolta si fonde al suono elettronico, perdendosi nella mimesi, in altri momenti si distingue modulandosi in canto. Ancora il passaggio da una cosa all’altra, dal tutto alla singolarità e viceversa. La partitura di azione attraversa due stadi di senso della voce: la fonetica priva di discorso, morfemi continui (phonè), e il canto, la melodia (melos).
Il dispositivo di Didymos entra in funzione quando il passaggio da phonè a melos è compiuto e l’acqua, che ha subito le vibrazioni della voce, è pronta per esservi impiegata. Partendo dalla vibrazione sonora, si innesca un processo di trasformazione che avviene su un livello di propagazione sottile, resa possibile dalle qualità fisiche dei materiali impiegati. Phoné, acqua, vetro, cera, legno, feltro; le vibrazioni della voce, attraversando le materie, ne trasformano le qualità fino a restituire altri suoni. La voce e i materiali impiegati nel dispositivo di azione, al di là delle essenze stesse, nella continuità del fondamento, diventano l’uno.
I tre scocciolatoi d’acqua generano 3 ritmi di goccia differenti, è in questo momento che il suono dell’acqua viene amplificato dai microfoni a contatto e gli attuanti restano in silenzio ad ascoltarlo, decentrandosi dalla scena.
Mediante l’azione performativa si continua ad oscillare in dialettica con e in rafforzamento dell’unicità, in una relazione tra soggetto (attuanti) e oggetto (materiale/dispositivi) che diviene diacronica.I suoni derivanti da questo processo di passaggio da una cosa all’altra, vengono diffusi nello spazio e risuonano nei corpi dei presenti.
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