CRITICS
2018
Martina Cavallarin
Luoghi di crisi e di resistenza
Dallo studio dettagliato e consapevole della Storia dell’Arte, alla ricerca di un personale percorso concettuale, all’attuazione di una reiterata e ossessiva pratica del “fare” che nei materiali e nell’espansione dell’errore rivelano la concretizzazione del processo, si manifesta l’epifania dell’opera raffinata e complessa di Didymos. La poetica che si affina nell’atelier dell’artista è alla base di qualsiasi ricerca in ambito di Arte Visiva e non solo, ma nel caso di Didymos - organismo singolare espresso da un duo fuso in una magnifica singola ossessione – l’apertura pratica e fattiva che un workshop prevede apre a un’espansione di possibilità che trovano nel dubbio e la sua continua amplificazione, una successiva occasione del procedere. Condivide Didymos. E non lo fa per un’esigenza di trasmissione di sapere, formativa e necessaria anch’essa, ma per uno scambio che è respiro biologico condiviso multidisciplinare e transgenerazionale. E per considerare strade che percorse in solitario sono altrimenti difficilmente individuabili prima e esplorabili poi.
Il progetto esplora il patrimonio fondamentale contenuto negli archivi di Didymos ideando una piattaforma corale e partecipativa incentrata sull'opera e su ciò che occorre per renderla indipendente e potente, labile ma fruibile al contempo. Presenza reale nello spazio espositivo la costruzione del lavoro e la delicata fase di abitazione di questa nello spazio abbisogna del momento giusto, magico e ingovernabile, che per attuarsi attinge allo scavare il lessico visivo dell’Arte Contemporanea, con tutte le sue contraddizioni e fragilità.
In tale stato di moto “Tentativo di Dubbio” diventa una constatazione di quello che, nella krisis contemporanea tesa endemicamente tra baratro e crescita, l’Arte è chiamata a fare: trasformare il dubbio in frammentati pilastri di temporanea stabilità. Almeno. Sfidando le convenzioni e osservando il mondo che ci circonda da una prospettiva obliqua e personale, Didymos privilegia le sfere dei cambiamenti climatici, del pensiero relativo, di una visione di paesaggio fisico e mentale più adatto, ovvero di nuovo adatto all’uomo e alle altre creature che abitano la terra. L’arte di Didymos s’interroga sulle dinamiche che contribuiscono alla creazione di soggettività altruiste in un mondo accecato da narcisistici interessi superiori e quindi devastanti, mettendone in dubbio le certezze e offrendo una realtà alternativa a quella presente. In un contesto sociale internazionale che vede crescere a dismisura le disparità economiche e sociali, in cui si erigono muri fisici e metaforici al di la dei quali l’Altro deve restare sempre a distanza di sicurezza, in cui rigurgiti di “ismi” inquinano lo scenario politico e sociale, il lavoro degli Artisti rimane il baluardo d’avanguardia per la sua innata capacità di creare immaginari e aprire rinnovati orizzonti di riflessione.
Questo è quello che intende fare Didymos, proiettando la sua visione di artista attivo sulla scena contemporanea spesso scontrandosi con i temi dell’indignazione, dell’inclusione, del clima, dell’equità sociale. Le loro installazioni sono un esempio imperfetto e per questo necessario dell’utilizzo critico, nell’opera d’arte, di stereotipi della fruizione e della cultura di massa per creare narrazioni alternative. E lo scarto del processo avviene attraverso una capacità talentuosa e studiata di governare i materiali impiegati e le attrezzature - un poco da alchimista e un poco da montatore - che sottopongono a un costante stato di stress: carta, grafite, cera, legno, metallo, gesto che agisce, pietra, molla, calamita, plastica, tecnologia analogica e digitale, parola, taglio, aggetto, foglia oro, vetro, molle, spago. E non solo. “Tentativo di dubbio” in fondo è un grande laboratorio gratuito dedicato all’elaborazione del concetto, allo svelamento e moltiplicazione del processo, all'architettura dell’installazione nel territorio magico dell’arte.
Nessuna direzione precostituita e unidirezionale quindi, solo percezione ma percezione che nella pratica contemporanea dell’Arte si raggiunge soltanto attraverso un’apparente leggerezza, una discussione e un mettersi in gioco. Si tratta di elementi che, nel teatro e nella letteratura, sa cogliere l’autore nei momenti salienti della tragedia: quella capacità di sorvolare la certezza ormai abbandonata a se stessa e di scomparire – o di mimetizzarsi, o di nascondersi – nel dubbio. La centralità che in Didymos assume quindi il dubbio quale oggetto di rappresentazione e analisi, quale effetto di composizioni discorsive e visive, segna in modo decisivo la radicale contemporaneità del suo intero lavoro. Si tratta di abitare, non senza sassolini dentro le scarpe, luoghi di crisi e di resistenza. La comunicazione, il linguaggio e l’informazione che l’opera porta con sé, con “Tentativo di dubbio” si vengono a sostituire mediante un continuo esperimento dentro e contro la rappresentazione medesima, dentro e contro il linguaggio fine a se stesso. Va da sé che l’obiettivo che Didymos persegue non è solo la denuncia, ma il centro poetico di una visione allargata e migliore del mondo, un centro che non pretende la soluzione verso la quale solitamente ogni poetica tende. E ciò avviene mediante opere-analisi che ci parlano di come i territori fisici e mentali, geograficamente ed esistenzialmente, possano essere ricostruiti nella generosa offerta fornita dall’occasione progettuale prima, e installativa poi, dell’opera.
Tentativo di Dubbio_capitolo 2, from September 26 to October 30 2018, exhibition, curated by Zoe Paterniani and Martina Cavallarin, with the collaboration of the artists: Margherita Kay Budillon, Angelo Camillieri, Volha Iotchanka, Massimiliano Marianni,Valeria Mauro, Beatrice Migliorati; at Nelumbo O.P. , Bologna.
Martina Cavallarin
Luoghi di crisi e di resistenza
Dallo studio dettagliato e consapevole della Storia dell’Arte, alla ricerca di un personale percorso concettuale, all’attuazione di una reiterata e ossessiva pratica del “fare” che nei materiali e nell’espansione dell’errore rivelano la concretizzazione del processo, si manifesta l’epifania dell’opera raffinata e complessa di Didymos. La poetica che si affina nell’atelier dell’artista è alla base di qualsiasi ricerca in ambito di Arte Visiva e non solo, ma nel caso di Didymos - organismo singolare espresso da un duo fuso in una magnifica singola ossessione – l’apertura pratica e fattiva che un workshop prevede apre a un’espansione di possibilità che trovano nel dubbio e la sua continua amplificazione, una successiva occasione del procedere. Condivide Didymos. E non lo fa per un’esigenza di trasmissione di sapere, formativa e necessaria anch’essa, ma per uno scambio che è respiro biologico condiviso multidisciplinare e transgenerazionale. E per considerare strade che percorse in solitario sono altrimenti difficilmente individuabili prima e esplorabili poi.
Il progetto esplora il patrimonio fondamentale contenuto negli archivi di Didymos ideando una piattaforma corale e partecipativa incentrata sull'opera e su ciò che occorre per renderla indipendente e potente, labile ma fruibile al contempo. Presenza reale nello spazio espositivo la costruzione del lavoro e la delicata fase di abitazione di questa nello spazio abbisogna del momento giusto, magico e ingovernabile, che per attuarsi attinge allo scavare il lessico visivo dell’Arte Contemporanea, con tutte le sue contraddizioni e fragilità.
In tale stato di moto “Tentativo di Dubbio” diventa una constatazione di quello che, nella krisis contemporanea tesa endemicamente tra baratro e crescita, l’Arte è chiamata a fare: trasformare il dubbio in frammentati pilastri di temporanea stabilità. Almeno. Sfidando le convenzioni e osservando il mondo che ci circonda da una prospettiva obliqua e personale, Didymos privilegia le sfere dei cambiamenti climatici, del pensiero relativo, di una visione di paesaggio fisico e mentale più adatto, ovvero di nuovo adatto all’uomo e alle altre creature che abitano la terra. L’arte di Didymos s’interroga sulle dinamiche che contribuiscono alla creazione di soggettività altruiste in un mondo accecato da narcisistici interessi superiori e quindi devastanti, mettendone in dubbio le certezze e offrendo una realtà alternativa a quella presente. In un contesto sociale internazionale che vede crescere a dismisura le disparità economiche e sociali, in cui si erigono muri fisici e metaforici al di la dei quali l’Altro deve restare sempre a distanza di sicurezza, in cui rigurgiti di “ismi” inquinano lo scenario politico e sociale, il lavoro degli Artisti rimane il baluardo d’avanguardia per la sua innata capacità di creare immaginari e aprire rinnovati orizzonti di riflessione.
Questo è quello che intende fare Didymos, proiettando la sua visione di artista attivo sulla scena contemporanea spesso scontrandosi con i temi dell’indignazione, dell’inclusione, del clima, dell’equità sociale. Le loro installazioni sono un esempio imperfetto e per questo necessario dell’utilizzo critico, nell’opera d’arte, di stereotipi della fruizione e della cultura di massa per creare narrazioni alternative. E lo scarto del processo avviene attraverso una capacità talentuosa e studiata di governare i materiali impiegati e le attrezzature - un poco da alchimista e un poco da montatore - che sottopongono a un costante stato di stress: carta, grafite, cera, legno, metallo, gesto che agisce, pietra, molla, calamita, plastica, tecnologia analogica e digitale, parola, taglio, aggetto, foglia oro, vetro, molle, spago. E non solo. “Tentativo di dubbio” in fondo è un grande laboratorio gratuito dedicato all’elaborazione del concetto, allo svelamento e moltiplicazione del processo, all'architettura dell’installazione nel territorio magico dell’arte.
Nessuna direzione precostituita e unidirezionale quindi, solo percezione ma percezione che nella pratica contemporanea dell’Arte si raggiunge soltanto attraverso un’apparente leggerezza, una discussione e un mettersi in gioco. Si tratta di elementi che, nel teatro e nella letteratura, sa cogliere l’autore nei momenti salienti della tragedia: quella capacità di sorvolare la certezza ormai abbandonata a se stessa e di scomparire – o di mimetizzarsi, o di nascondersi – nel dubbio. La centralità che in Didymos assume quindi il dubbio quale oggetto di rappresentazione e analisi, quale effetto di composizioni discorsive e visive, segna in modo decisivo la radicale contemporaneità del suo intero lavoro. Si tratta di abitare, non senza sassolini dentro le scarpe, luoghi di crisi e di resistenza. La comunicazione, il linguaggio e l’informazione che l’opera porta con sé, con “Tentativo di dubbio” si vengono a sostituire mediante un continuo esperimento dentro e contro la rappresentazione medesima, dentro e contro il linguaggio fine a se stesso. Va da sé che l’obiettivo che Didymos persegue non è solo la denuncia, ma il centro poetico di una visione allargata e migliore del mondo, un centro che non pretende la soluzione verso la quale solitamente ogni poetica tende. E ciò avviene mediante opere-analisi che ci parlano di come i territori fisici e mentali, geograficamente ed esistenzialmente, possano essere ricostruiti nella generosa offerta fornita dall’occasione progettuale prima, e installativa poi, dell’opera.
Tentativo di Dubbio_capitolo 2, from September 26 to October 30 2018, exhibition, curated by Zoe Paterniani and Martina Cavallarin, with the collaboration of the artists: Margherita Kay Budillon, Angelo Camillieri, Volha Iotchanka, Massimiliano Marianni,Valeria Mauro, Beatrice Migliorati; at Nelumbo O.P. , Bologna.
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