RIFUGIO
Didymos delinea la sua proposta per Rifugio riflettendo sullo “stato di rinuncia come condizione potenzialmente creativa”. Didymos (doppio) ha nel suo nome il contenuto essenziale della propria ricerca, ovvero la necessità della relazione con l’altro e l’impossibilità di sfuggirne. L’altro, del quale si è contemporaneamente ospiti ed ostaggi, ci si pone davanti con la nudità del suo volto in una relazione intenzionale diacronica, obbligandoci alla prassi di socialità. Ontologia o volontà? Essere ospiti e ospitanti è la condizione primaria per la definizione dell’individuo, tale condizione innesca nello stesso momento un vincolo di dipendenza. In Nelumbo Didymos metterà in sospensione di giudizio questo paradigma, declinando il rifugio a spazio di rinuncia dell’altro. Nelumbo è costituito da due ambienti uniti da un passaggio, entrambi con un affaccio sull’esterno. Questo spazio per Didymos diventa contenuto del processo creativo, il luogo suggerisce la possibilità di creare due aree di lavoro divise: per la prima volta dal 2007 le due componenti del collettivo decidono di separarsi creativamente, per 72 ore. Ciascuna utilizzerà una stanza per costruire il proprio rifugio dall’altra e dagli altri e per tentare di lavorare con e sull’assenza di relazione, ponendosi di fronte a se stesse in solitudine ricercata. Didymos si dà un concept, dei vincoli, degli strumenti e un punto di inizio comuni, a partire dai quali, nella separazione, andrà a costituire due opus paralleli che non si riveleranno l’uno all’altro fino alla fine delle 72 ore. Se invece di rifugiarci in un luogo, il nostro rifugio fosse l’altro? Per la prima volta Alessia Certo e Giulia Vannucci si dividono, nel tentativo di esplorare le possibilità e i limiti del lavoro in solitudine e solo successivamente ricostruiscono la loro dialettica all’interno delle pagine della pubblicazione. A partire dagli stessi strumenti, adottando la tecnica dello spolvero in spazi separati e senza comunicare nell’arco delle 72 ore di residenza, Didymos affronta il tema della soggettività e della separazione. Il lavoro di Alessia è una riflessione estesa e teoretica, una sorta di planisfero puntiforme, mentre Giulia ragiona in maniera complementare sulla sua personale esperienza riproducendo la propria immagine. Ciò che emerge è l’impossibilità di raggiungere una completezza ipotetica, realizzabile solo nella relazione con l’altro. Zoe Paterniani |
Didymos outlines his proposal for Rifugio by reflecting on the "state of renunciation as a potentially creative condition". Didymos (double) has in his name the essential content of his research, namely the need for a relationship with the other and the impossibility of escaping from it. The other, of whom we are both guests and hostages at the same time, confronts us with the nakedness of his face in an intentional diachronic relationship, forcing us to practice sociality. Ontology or will? Being guests and hosts is the primary condition for the definition of the individual, this condition triggers a bond of dependence at the same time. In Nelumbo Didymos will put this paradigm in suspension of judgement, declining the refuge into a space of renunciation of the other. Nelumbo consists of two rooms joined by a passage, both facing the outside. For Didymos this space becomes the content of the creative process, the place suggests the possibility of creating two separate work areas: for the first time since 2007 the two components of the collective decide to separate creatively, for 72 hours. Each will use a room to build her own refuge from the other and from others and to try to work with and on the absence of relationship, placing herself in front of herself in sought solitude. Didymos gives itself a common concept, constraints, tools and starting point, starting from which, in the separation, it will constitute two parallel opuses that will not reveal themselves to each other until the end of the 72 hours. If instead of taking refuge in one place, our refuge was the other? For the first time Alessia Certo and Giulia Vannucci split up, in an attempt to explore the possibilities and limits of working alone and only later do they reconstruct their dialectic within the pages of the publication. Starting from the same tools, adopting the technique of dusting in separate spaces and without communicating during the 72 hours of residence, Didymos addresses the theme of subjectivity and separation. Alessia's work is an extended and theoretical reflection, a sort of punctiform planisphere, while Giulia thinks in a complementary way about her personal experience by reproducing her own image. What emerges is the impossibility of reaching a hypothetical completeness, achievable only in the relationship with the other. Zoe Paterniani |
.
|
DIDYMOS 2020 materials: tissue paper, pigment, spolvero paper, audio track. Residency: - from August 17 to August 21 2020, curated by Zoe Paterniani Nelumbo Open Project, Bologna. more info on the project: https://www.nelumbo.it/rifugio |
© COPYRIGHT 2006-2024 ALESSIA CERTO AND GIULIA VANNUCCI