SOLO PER SCALATORI ESPERTI
Solo per scalatori esperti apre a una dimensione più spirituale, visionaria e a possibilità conoscitive che coinvolgono ogni singolo individuo. Un movimento ascendente e discendente che alimenta una direttrice circolare e vuota tra energie grossolane e sottili. Un potenziale che si auto-rigenera dal fallimento della salita che si trasforma in discesa e viceversa. L’accezione comune della parola “lavoro” indica un’attività o uno sforzo svolto per produrre qualcosa o un cambiamento in qualcosa. In fisica, la parola “Lavoro” indica una variazione di energia a seguito del cambiamento del punto di applicazione di una forza per lo spostamento dello stesso. Con un'accezione poetica si potrebbe dire che il lavoro sia la base dell'opera ovvero “veicolo per uno spostamento” da energie grossolane a energie sottili, queste variazioni si auto-rigenera per mezzo della volontà. Un potenziale, tra essere e non essere, sempre in atto, che attraverso il tentativo rivela e adombra conoscenze. Un lavoro sul lavoro, un lavoro su se stessi. La scala di vetro è fragile ed eterea, ma l'ombra dorata che lascia sulla parete è netta e fisicamente concreta, pur riportando a memorie celesti. Sui pioli prendono corpo le parole come dalla bocca degli arcangeli nell'iconografia delle annunciazioni. La successione ascendente dei gradini, sorretti da fili dorati, dà forma ad una scala dalla profondità azzerata, come in un disegno, astratta e impossibile da percorrere; mentre le ombre suggeriscono una presenza tridimensionale non visibile. Le parole conducono l'artista e l'osservatore ad intraprendere il percorso che, preannunciandosi “solo per scalatori esperti”, richiede una disposizione interiore pronta ad accettare l'inevitabile fallimento ma anche a saperne cogliere il potenziale. Un discorso visionario sul linguaggio e sulla trascendenza dell'arte che, attraverso gli inevitabili fallimenti dell'esperire, mette in moto un ascensore primordiale (Grotowski, Il Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski 1959-1969, cit.). Solo per scalatori esperti è parte del progetto WHEN THE TIGER CAME IN FROM THE CENTER OF MY FEET curato da Martina Cavallarin, che si articola in tre lavori. Attraverso il linguaggio poetico dell’arte il progetto convoglia l'attenzione su alcune emergenze per arrivare all'interiorità dell'uomo. Didymos attiva una riflessione sulla società la quale rimuovendo dalla memoria le proprie debolezze genera inevitabilmente una forza distruttiva inconsapevole. WHEN THE TIGER CAME IN FROM THE CENTER OF MY FEET rappresenta un tentativo in cui artista e pubblico si trovano in una reciproca condizione d’instabilità e fragilità. Un'autentica relazione con il sé e l'altro per mezzo dell'arte. È così che l'opera diventa strumento d’indagine, atta a pungolare la resistenza dell'artista e dell'osservatore, mediante un fallimento necessario a sviluppare il potenziale umano. Un pensiero post-romantico, atterrito da un monito visionario di un'umanità e di un pianeta al collasso, che ironizza, in qualche caso, sulla condizione stessa dell'umanità e sulle sue scelte storico, politico, culturali. |
Solo per scalatori esperti opens to a spiritual, visionary dimension and to cognitive possibilities that involve every single individual. An ascending and descending movement that feeds a circular and empty direction between coarse and subtle energies. A potential that is self-regenerating from the failure of the ascent that turns into a descent and the other way around. The common meaning of the word "work" means an activity or an effort made to produce something or a change in something. In physics, the word "work" indicates a change in energy consequently to the change in the point of application of a force for the displacement of the same. With a poetic meaning, one could say that work is the basis of the artwork or "vehicle for a shift" of energies. The glass staircase is fragile and ethereal, but the golden shadow that leaves on the wall is clear and physically concrete, even if it brings back to heavenly memories. The words take shape on the pegs as if from the mouth of the archangels in the iconography of the annunciations. The ascending succession of the steps, supported by golden threads, gives shape to a scale with a zeroed depth, as in a drawing, abstract and impossible to cross; while the shadows suggest a non-visible three-dimensional presence. The words lead the artist and the observer to undertake the path that, foretelling “solo per scalatori esperti” ("only for expert climbers"), requires an interior disposition ready to accept the inevitable failure but also to understand the potential. A visionary discourse on the language and transcendence of art which, through the inevitable failures of experimenting, sets in motion a primordial lift (Grotowski, Il Teatr Laboratorium di Jerzy Grotowski 1959-1969, cit.). Solo per scalatori esperti is part of the project WHEN THE TIGER CAME IN FROM THE CENTER OF MY FEET curated by Martina Cavallarin, that is articulated through three works.. Through the poetic language of art, the project focuses on some emergencies to arrive at human's interiority. Didymos activate a reflection on society which, by removing its weaknesses from memory, inevitably generates an unconscious destructive force.. WHEN THE TIGER CAME IN FROM THE CENTER OF MY FEET represents an attempt in which artist and audience find themselves in a mutual condition of instability and fragility. An authentic relationship with the self and the other through art. This is how the work becomes an instrument of investigation, apt to prod the resistance of the artist and the observer, through a failure necessary to develop human potential. A post-romantic thought, terrified by a visionary warning of a collapsing humanity and planet, which ironizes, in some cases, on the condition of humanity and its historical, political and cultural choices. |
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DIDYMOS 2017/18 curated by Martina Cavallarin Exhibitions: -From January 20 to February 24, 2018, When the tiger came in from the center of my feet, Solo exhibition, curated by Martina Cavallatin, Ellebi Galleria d'arte, Cosenza. interview of the curator Martina Cavallarin |
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